Intervista sull’arte sacra

Cosa dovrebbe essere secondo Lei un quadro di soggetto religioso?
Un quadro religioso deve essere prima di tutto una opera d’arte.

Come dovrebbe affrontare un pittore un quadro a soggetto sacro?
È nella qualità altamente artistica che è espresso in un modo più tangibile il rispetto che l’artista porta al soggetto da lui trattato.

È necessario che l’artista sia profondamente religioso per dipingere un quadro religioso?
Credo che questa questione è anzi tutto spesso posta nella nostra epoca. A mio avviso la religiosità dell’artista è un fatto indipendente e non può influenzare l’opera d’arte. Quando un artista è un grande artista può creare una vera opera d’arte. Un lato divino dell’arte è molto più determinante del sentimento dell’artista. In questo caso l’artista ed il suo sentimento è un fatto individuale, invece l’arte esprime il genio universale che è di carattere divino e un capolavoro esprime più di un sentimento religioso perché esprime la divinità che esiste indipendentemente dagli uomini, anche se è benevola verso di essi.

Lei ha visto dei quadri moderni che trattavano un soggetto religioso?
Purtroppo li ho visti e sono delle vere mostruosità. Niente può più offendere l’occhio che questi scarabocchi che osano pretendere di rappresentare la Santa Famiglia o una Crocifissione. Uno si sente di essere irriverente già guardando queste mostruosità che sono delle blasfemazioni. Di fatto fino a che noi vediamo qualche paesaggio scarabocchiato o una natura morta ci voltiamo con noia ma purtroppo ci siamo abituati da moltissimi anni a vedere queste brutte cose. Ma un quadro religioso è diverso, siamo troppo abituati a vedere nelle sante chiese e nei musei dei capolavori che rappresentano dei soggetti sacri. Anzi la maggioranza delle opere che costituiscono il tesoro artistico del mondo raffigurano dei soggetti sacri.

Come spiega lei questa insistenza di mettere nelle chiese opere degli artisti appartenenti alla così detta scuola moderna e che si è cominciato in Francia?
I sostenitori dell’arte moderna non si sono mai rivelati essere d’una alta moralità. Questi sostenitori si potrebbero classificare in due categorie: quella della malafede e quella dell’ignoranza e stupidità. E purtroppo il partito modernista (così come io chiamo tutti quelli che seguono questo movimento) ha i suoi rappresentanti un po’ dappertutto. Così si è trovati fra loro anche delle persone che potevano agevolare l’entrata del modernismo anche nelle chiese. Ma la principale ragione per cui oggi svolge tanto zelo da parte di una certa categoria di persone per mettere nelle chiese pitture moderniste è che ormai la pittura modernista è in ribasso. Il pubblico di tutti i paesi ne è stanco; i vecchi mercati, come quello degli Stati Uniti non rendono più come prima; e così i modernisti (pittori, mercanti e sostenitori) cercano nuovi sbocchi per una mercanzia che si chiede sempre meno; uno di questi sbocchi sarebbero le chiese. Tutta una schiera di individui cerca di persuadere tanto le autorità ecclesiastiche quanto il pubblico che bisogna mettere pittura modernista nelle chiese; è una vera vergogna. Nella Francia meridionale si è messo in una cappella delle pitture di Matisse che sono un vero orrore. Io mi chiedo come si può costringere un fedele a pregare sotto l’immagine di un Cristo o di una Madonna deformati in modo indecente, e dipinti come da qualcuno che non ha mai tenuto in mano un pennello. Le autorità ecclesiastiche a Roma si sono già rivoltate ed hanno violentemente protestato. Speriamo che continuino, non solo a protestare ma a vietare fermamente e severamente questo scempio.

Ma può a suo parere la chiesa occuparsi di questioni che riguardano le forme dell’arte e le sue tendenze?
La Chiesa, nel caso del Modernismo deve occuparsi perché in questo caso non si tratta d’una certa forma estetica che sempre entra però nel fenomeno dell’arte. La Chiesa deve occuparsi del Modernismo come deve occuparsi di tutti i problemi dell’umanità. Nel passato la Chiesa non aveva bisogno d’intervenire nelle tendenze della vita artistica, poiché allora i problemi dell’arte erano problemi veramente artistici e si occupavano del progresso e del perfezionamento. L’arte e gli artisti, dopo i primitivi e fino al secolo passato non cercavano altro che di evolvere restando sempre attaccati alla tradizionale concezione dei fondamentali canoni dell’arte.

Archivio della Fondazione Giorgio e Isa de Chirico, datato ottobre 1951; pubblicato in La Passione secondo de Chirico, a cura di A. Bonito Oliva, Roma – S. Francesco d’Assisi a Ripa Grande, 20 novembre 2004-15 gennaio 2005 e Napoli – Chiostro del Complesso museale di Santa Chiara, 19 marzo-26 giugno 2005.