In memoria di Fabio Carapezza Guttuso

La Fondazione Giorgio e Isa de Chirico vuole ricordare Fabio Carapezza Guttuso, un grande amico e sostenitore dei nostri progetti culturali, ma soprattutto un grande esperto internazionale di tutela del patrimonio artistico non soltanto italiano che, ad esempio, ha avuto un ruolo importantissimo nelle azioni di recupero e messa in sicurezza al seguito di eventi tragici come la bomba della mafia agli Uffizi nel 1993, il terremoto de L’Aquila o quello in Nepal del 2015. 

Fabio Carapezza Guttuso ha infatti saputo interpretare il suo ruolo di Prefetto della Repubblica dedicandosi con passione e intelligenza alla salvezza e alla protezione della smisurata (e troppo spesso trascurata) ricchezza dei beni culturali nel nostro Paese, dando contributi e indirizzi fondamentali a chi dovrà continuare a curare e a valorizzare questa immensa e fragile eredità. 

Il rapporto con la Fondazione Giorgio e Isa de Chirico è però collegato in particolare al suo lavoro dedicato al grande pittore Renato Guttuso, di cui è stato figlio adottivo ed erede, un’opera preziosa basata sul cardine operativo degli Archivi Guttuso che ha voluto fondare e che hanno contribuito nel tempo a ribadire l’indubbia e grande importanza del pittore nell’Italia e nel contesto internazionale del suo tempo. 

Fabio Carapezza si è infatti dedicato a Renato Guttuso con amore e qualità, ordinando tutto il suo lascito con acutezza, rigore scientifico e con quella visione prospettica che ha contraddistinto tutta la sua vita di intellettuale e di servitore dello stato. 

Alla sua opera si devono pertanto pubblicazioni basilari e importanti mostre dedicate al maestro siciliano come, ad esempio, quella del Vittoriano a Roma nel 2012-2013 e quella alla Galleria d’Arte Moderna di Torino nel 2018, esposizioni che hanno avuto il merito di ridare la giusta importanza alla figura di Guttuso nell’arte del Ventesimo secolo, sia per il suo altissimo valore di pittore, che per il suo appassionato impegno civile e politico nella giovane democrazia dell’Italia del secondo dopoguerra. 

Grazie al grande e strutturato lavoro di Fabio Carapezza e degli Archivi Guttuso oggi possiamo avere un quadro molto più chiaro ed esaustivo del reale contributo culturale di Guttuso, al di là degli stereotipi e di certi fraintendimenti che in certe occasioni hanno tentato di appannare la sua figura, soprattutto nel suo ruolo di personaggio pubblico. 

In questo l’azione degli Archivi Guttuso è stata molto simile al lavoro di chiarificazione che la Fondazione Giorgio e Isa de Chirico porta avanti da molti anni per liberare il Pictor Optimus dai molti, svianti, luoghi comuni che per troppo tempo hanno impedito una valutazione oggettiva e complessiva della sua ininterrotta grandezza. 

In tal senso, va ricordato che Guttuso è stato amico e un ostinato difensore di Giorgio de Chirico, a partire dai suoi espliciti omaggi pittorici, culminati nel capolavoro de Il Caffè Greco del 1976, a cui ha unito una costante azione di difesa del maestro metafisico con importanti articoli sulla stampa nazionale. 

Così, grazie a Fabio Carapezza, sono state possibili pubblicazioni come la grande monografia Renato Guttuso. La potenza dell’immagine. 1967-1987 (curata dallo stesso Carapezza Guttuso e da Dora Favatella Lo Cascio nel 2007), dove il rapporto cruciale tra il grande pittore siciliano e de Chirico è analizzato con molta attenzione. 

Non va dimenticato poi il fondamentale volume degli scritti di Guttuso pubblicato da Bompiani nel 2013, curato da Marco Carapezza con scritti di Fabio Carapezza Guttuso e di Massimo Onofri, una grande opera nata grazie allo straordinario impegno degli Archivi Guttuso nel recuperare e ordinare un grandissimo numero di testi che avrebbero rischiato di essere del tutto dimenticati provocando una perdita gravissima per la storia artistica, politica e culturale del Novecento. 

Nelle pagine di questo libro ritroviamo dunque le idee chiare di Guttuso che, contro le idee falsate di molti suoi contemporanei, si è costantemente impegnato ad attribuire correttamente a de Chirico la paternità della Metafisica, in una lettura organica e totale del suo immenso contributo alla storia dell’arte del Ventesimo secolo. 

Le parole di Guttuso sono chiarissime e illuminanti anche quando, ad esempio, nel 1970 scrive della grande mostra di de Chirico a Palazzo Reale a Milano: «Il riconoscimento della eccezionale personalità de Chirico è sempre stato viziato e parziale; la personalità di questo artista (unitaria quant’altre mai) è stata fatta a fette: de Chirico bianco, de Chirico nero; il nesso tra l’aspetto magico-misterioso delle opere sue da tutti accettate, e la sapienza creativa con cui il pittore adopera i suoi mezzi non sono stati mai presi in considerazione. Si dice, infatti: il “mistero” di de Chirico, non la forza pittorica di de Chirico […]. La chiave per capire l’unità di de Chirico è, come egli. stesso ripete da anni, la pittura». 

A distanza di più di cinquant’anni appare evidente come Guttuso avesse una visione chiara, libera e innovativa dell’intero percorso artistico di de Chirico, in anticipo addirittura sulla giovane critica che si stava apprestando a riscoprire e a studiare l’opera del Pictor Optimus in tutte le fasi di quella che oggi chiamiamo la sua “Metafisica continua”, termine coniato da Maurizio Calvesi, un grande storico dell’arte che, non a caso, ha dedicato studi importanti anche all’opera del maestro siciliano.

Guttuso concludeva il suo articolo citato con parole che oggi possiamo considerare dense di intuizioni profonde e profetiche: «de Chirico è il solo pittore italiano che, in questo secolo, abbia parlato delle cose senza alienarsi ad esse, abbia detto attraverso le cose parole nuove agli uomini, oggettivamente anche sul nostro tempo, sia pure presentandolo come un luogo da cui estraniarsi, cose nuove sull’Italia. A mio parere resta, con Picasso, uno dei rari pittori moderni certamente degni di stare a sedere in Elicona, con le muse, e con i pittori antichi».Se oggi possiamo apprezzare, valutare e studiare la chiarezza e l’importanza di questi testi è soprattutto grazie alla pervicace opera di Fabio Carapezza Guttuso, un vero e proprio custode della memoria che ci lascia uno straordinario lavoro in difesa dei beni culturali e la sua impeccabile opera scientifica dedicata a Renato Guttuso, un’eredità densa e stratificata per le opere e gli studi futuri che sicuramente non si disperderà negli intrecciati meandri del tempo. 

Lorenzo Canova

Professore associato di Storia dell’Arte Contemporanea presso il Dipartimento di Scienze Umanistiche, Sociali e della Formazione dell’Università degli Studi del Molise