A Giorgio de Chirico spiato

Uscendo dal Danieli, con il pettine
ti aggiustavi i canuti e giusto all’angolo
lo deponevi di piazza san Marco,
con l’innocenza di un ragazzo al varco
della sua entrata in società. Il mio passo
non visto ti inseguiva col favore
di un silenzioso amore.

(Maurizio Calvesi, Tot Epigrammi di nero,
Edizioni l’Obliquo, Brescia 2011)

La Fondazione de Chirico piange la scomparsa di Maurizio Calvesi, uno dei più grandi storici dell’arte italiani e internazionali, Professore Emerito di Storia dell’Arte Moderna dell’Università Sapienza di Roma, Accademico dei Lincei, vincitore del Premio Balzan 2008 «per lo straordinario lavoro svolto nel campo della storia dell’arte visiva moderna e contemporanea, che ha contribuito sia a una migliore comprensione della natura e dello sviluppo del modernismo sia allo studio dell’origine delle nuove tendenze dell’arte contemporanea».
Nato a Roma nel 1927, Calvesi è un riconosciuto pilastro della storia dell’arte e un pioniere delle sue nuove metodologie, grazie a uno sguardo multidisciplinare che ha unito riferimenti complessi e stratificati.
Lo studioso ha sempre legato strettamente le sue ricerche sull’arte del Rinascimento, del Barocco e del Settecento a quelle sull’arte del Novecento, da Boccioni a Balla, de Chirico e Guttuso, fino all’interesse per l’arte dell’arte delle ultime generazioni.
Calvesi ha del resto coniugato la sua opera di storico dell’arte alla critica militante, facendosi sostenitore di moltissimi artisti, tra cui Alberto Burri, della cui Fondazione è stato a lungo presidente, gli artisti della Pop Art internazionale e della Scuola di Piazza del Popolo, fino agli esponenti del Ritorno alla Pittura e oltre, in un’attenzione per l’arte contemporanea che lo ha anche portato a curare le edizioni della Biennale di Venezia-Arti Visive del 1984 e del 1986.

Maurizio Calvesi è stato anche un grande rinnovatore delle ricerche dedicate a Giorgio de Chirico, di cui è stato uno dei massimi studiosi, grazie a una visione che è riuscita a liberare l’opera del maestro dai troppi stereotipi che ne avevano annebbiato l’immagine, facendo chiarezza sull’importanza centrale del suo magistero pittorico (e letterario) nel contesto dell’arte internazionale del Ventesimo secolo.
Non a caso uno dei suoi libri più famosi è stato proprio La Metafisica schiarita (1982) dove ha dato un contributo di centrale agli studi dechirichiani, proseguito poi con le grandi mostre dedicate al pictor optimus a Venezia (per il centenario della sua nascita) nel 1988, a Roma nel 1992 e a San Marino nel 1995, esposizione, quest’ultima, dove per la prima volta ha proposto in modo integrale le opere della Neometafisica, mettendone in evidenza l’indiscutibile importanza.

Ricordiamo anche con orgoglio il saggio di Maurizio Calvesi che introduce il terzo volume di aggiunte al Catalogo Generale di de Chirico pubblicato da Maretti e dalla nostra Fondazione nel 2016.
Come ha scritto Calvesi «la Metafisica di de Chirico è una sola dal 1910 al 1978, che è l’anno della morte, mentre le sue chiavi di lettura sono invece molteplici, nella libertà dell’artista e per la libertà dello studioso», proponendo così la rivoluzionaria idea della “Metafisica continua” di Giorgio de Chirico che rimarrà come uno dei maggiori contributi alla conoscenza e allo studio di un gigante dell’arte del Novecento.
Agli studi dechirichiani di Maurizio Calvesi sarà dedicato un approfondimento nel prossimo numero della rivista Metafisica della nostra Fondazione.